Dado da 20: critico sulla croce

“Io non parlo di cose che non conosco” urlava Moretti in Sogni d’Oro. Forse, i papaboys, prima di mettersi alla tastiera e pubblicare una cosa del genere dovrebbero ripetere quella battuta come un mantra, come un rosario che sempre più spesso lasciano sul banco della chiesa per coprirsi di ridicolo sul web. Terra di nessuno, talmente grande che anche gli idioti trovano spazio. Cari boys, vi farò da master, indossate i vostri paramenti da giullare e seguitemi.

Prima di cominciare una piccola premessa personale, ma sospetto ampiamente condivisibile: sono stanco. Sono stanco di vedere processi sommari alla maggior parte delle cose che hanno caratterizzato buona parte della mia vita. Sono stanco di assistere, a mezzo web, a improvvisati saltimbanchi dell’oscurantismo che arringano la folla parlando da orifizi mossi dalla più tangibile ignoranza in merito all’argomento. Mi dilungo, nel tempo libero, a criticare i dogmi della chiesa io? Riempio i miei status social di insulti nei confronti di chi preferisce mangiare solamente prodotti derivati dalla terra e non dagli animali? Faccio forse notare con insistenza che la donna ha diritto a farsi crescere i peli sulle gambe e lasciare le ascelle in libertà, così come l’uomo può allargare il suo girovita dopo aver dato origine alla stirpe?

Cominciamo con il lauto pasto. In grassetto le parti prese direttamente dal pezzo in questione.

Nell’articolo si discute in modo prolisso del pericolo dato dai giochi di ruolo (D&D per dirne uno). La partenza soft porta a pensare ad un’analisi, seppur di parte, completa. Nel giro di poche righe il pensiero viene annichilito da insinuazioni come “un supermercato del sacro, dell’”aldilà” e del sacro-satanico non lontano dal modo di pensare che conduce ad aderire a gruppi o sette di questo settore.”

“La diffusione del “giochi dl ruolo” tra gli adolescenti, nell’età della difficile ricerca personale, è estremamente preoccupante e dovrebbe suscitare interrogativi non banali negli adulti. L’impiego di questo materiale riguarda un gran numero di giovani, a diversi livelli di coinvolgimento psichico ed emozionale, con conseguenze sul comportamento che non è semplice valutare.”

Tradotto: in un certo periodo della vita, l’adolescenza, è molto pericoloso giocare in un ruolo di fantasia, si rischia di rimanere per tutta la vita con la convinzione di avere le orecchie a punta e l’oscurovisione. Come non dargli torto, troppo spesso, fra i banchi del mercato del sabato, vengo avvicinato da persone che grufolando e sbavando mi dicono: “Io orco! Io uccido!”
Molto più sicuro mandarli ogni sabato, per un paio d’ore, a catechismo. Così che una suora o un adepto di diversa natura, possa spiegare al bimbo (precisazione: a sei anni non si gioca a D&D ma si va a catechismo) come funziona il mondo, attraverso il sacro filtro della religione cattolica. In quel caso non vi è alcuna influenza, alcun fattore che possa comportare “diversi livelli di coinvolgimento psichico ed emozionale, con conseguenze sul comportamento che non è semplice valutare.”

“[…] considerando questa, al pari di altre, la moda legata ad una effimera sottocultura.” Nel mondo vi sono circa settanta (70) religioni maggiori. Insomma, un discorso fra pari, da sottocultura a sottocultura.

“L’ambientazione dei giochi include, nella migliore delle ipotesi, il mondo magico, del mistero, pieno di incantesimi, maghi, fate, elfi, guerrieri mitici;”
Nel cristianesimo Davide uccide un gigante di nome Golia con un colpo di fionda, Matusalemme vive per circa 900 anni, Adamo ed Eva, in due, danno vita alla razza umana (qualche anno dopo Dio formatta l’umanità con un diluvio e Noe & Company ricominciano il lavoro da capo) , un serpente parlante offre una mela, una donna rimane incinta senza rapporti sessuali, il figlio cammina sulle acque, che riesce pure a trasformare in vino, moltiplica pani e pesci, resuscita i morti, prevede il futuro, si fa uccidere e dopo tre giorni risorge.

“tematica classica lo scontro tra il guerriero buono e il potente malvagio”

DevilLostBet

“l’adolescente respira una mentalità fatta di destini ineluttabili e di insormontabili maledizioni”

Allora Dio il SIGNORE disse al serpente: «Poiché hai fatto questo, sarai il maledetto fra tutto il bestiame e fra tutte le bestie selvatiche! Tu camminerai sul tuo ventre e mangerai polvere tutti i giorni della tua vita. Io porrò inimicizia fra te e la donna, e fra la tua progenie e la progenie di lei; questa progenie ti schiaccerà il capo e tu le ferirai il calcagno». Alla donna disse: «Io moltiplicherò grandemente le tue pene e i dolori della tua gravidanza; con dolore partorirai figli; i tuoi desideri si volgeranno verso tuo marito ed egli dominerà su di te». Ad Adamo disse: «Poiché hai dato ascolto alla voce di tua moglie e hai mangiato del frutto dall’albero circa il quale io ti avevo ordinato di non mangiarne, il suolo sarà maledetto per causa tua; ne mangerai il frutto con affanno, tutti i giorni della tua vita. Esso ti produrrà spine e rovi, e tu mangerai l’erba dei campi; mangerai il pane con il sudore del tuo volto, finché tu ritorni nella terra da cui fosti tratto; perché sei polvere e in polvere ritornerai».

“[…]si immedesima in una cornice piena di ultra-poteri e di mitologie che pongono ristretti limiti alla libertà della persona.”
I dieci comandamenti. Devo anche precisare che il tizio che ha detto “non uccidere” ha dato il via al diluvio universale? Le pieghe d’Egitto, la strage degli innocenti?

“[…]un supermercato del sacro, dell’”aldilà” e del sacro-satanico non lontano dal modo di pensare che conduce ad aderire a gruppi o sette di questo settore.”
Non voglio nemmeno commentare la correlazione tra il giocare di ruolo e diventare satanista. Ma vorrei far notare, con umiltà, che i satanisti veneranno un essere, e un male, creato dalla religione, non da Gary Gygax.

Hai presente quando vai sulle montagne russe che c’è sempre il pezzo migliore della corsa? In genere ti fanno girare su piccole discese per riscaldamento e poi ti portano in alto per lanciarti lungo il pezzo forte del tragitto. Bene, guarda l’abisso, allacciati le cinture che inizia il bello.

“i giochi di ruolo sono per gente “smart”, intelligente, brillante, astuta che guarda dall’alto in basso chi si accontenta degli spaghetti, della fidanzata e della vita reale: un cimento per uomini un pò “superiori””
Visto che mi sono appena preso dello stronzo faccio notare che po’ non ha l’accento ma l’apostrofo. Poi… ho contattato un amico laureato in filosofia, una conoscente esperta di esoterismo, un professore famoso per le sue conoscenze in ambito criminale e li ho messi intorno ad un tavolo per quattro giorni. La risposta è stata: “non abbiamo capito cosa cazzo centrino gli spaghetti nel contesto dell’articolo.”
Andiamo oltre.
Hanno ragione a scrivere che i giochi di ruolo sono per gente smart, intelligente e astuta. Infatti io gioco, loro no. E a leggere quanto segue hanno anche il culo che brucia. Forse hanno fatto i chierichetti. Oh?! Ho parlato per luogo comune? Scusate, è di cattivo gusto. Finisco i miei spaghetti e sto zitto. Dopo pranzo volete vi suoni qualcosa con il mandolino? Me l’ha regalato un mafioso.

“Si afferma così l’atteggiamento mentale che, attraverso un “cammino di perfezionamento”, consentirebbe alla persona di raggiungere grandi risultati, ignorando limiti e relazioni interpersonali: è l’ottica utilizzata nei percorsi delle sette del “potenziale umano”.”
Sono allibito, l’unica spiegazione dietro uscite del genere è che chi ha scritto questa cosa non sapeva nulla dei giochi di ruolo e NEMMENO delle principali religioni.

“[…]di solito personalità “dominanti”, ad elevata autostima, forte determinazione, spunti di tipo narcisistico-istrionico assumono il ruolo di master; questi soggetti tradiscono una forte aggressività rivolta verso gli altri, ma la capacità di controllare i pari senza prevaricazioni aperte o cruente.”
Il papa è il master della religione cattolica.
Questo articolo sprizza voglia di controllare i pari senza prevaricazioni aperte o cruente.
Se allargassimo il bacino d’osservazione poi, bisognare far notare come nessun Master e nessun giocatore di D&D ha trasformato le sue fantasie in realtà bruciando donne per atti di stregoneria, lapidando donne e uomini, impiccando, torturando, mandando alla guerra per pezzi di terra spersi nel deserto.
Nella bibbia, a proposito di Master con forte aggressività repressa, c’è una parte dove un tizio parla dalle nuvole ad un altro tizio e gli dice: “Ohi! C’hai da fare oggi? No? Bene. Prendi tuo figlio, portalo sulla pietra grossa e sgozzalo. Baci baci.”
Il poveretto, anziché porsi dei dubbi, prende il figlio, lo porta sulla pietra grossa e si prepara a sgozzarlo. Il figlio, nel grande rispetto che pervade tutto il racconto, non ha voce in capitolo. Sul più bello, però, il tipo delle nuvole ferma tutto: “Ma sei serio? Minchia fratello, stavo scherzando!”. E gli manda un messaggino su Wazzappum.

Se pensi che la figura del master sia stata trattata indebitamente, senti cosa dicono del giocatore medio.

“I soggetti alla ricerca di identità, piu attratti da prospettive ideali, che trovano disattese nella società reale, con caratteri di fondo non lontani dal pattern depressivo, o con personalità passivo-dipendente, si adattano al ruolo di giocatore e ricevono punto per punto dal manuale le informazioni necessarie alla definizione di sé: come devono essere “fisicamente”, come sentirsi psicologicamente, quali atteggiamenti assumere: un vero e proprio stato di dipendenza può instaurarsi nei confronti del master”
Et voilà! La quadratura del cerchio. Non è una sessione di giochi di ruolo, ma un incontro organizzato di masochismo. (Ah, più vuole l’accento. Te lo dico perché sono smart).

“Tutto dipende dalla bravura del master – ammette un giocatore di diciotto anni – se ci sa fare il gioco diventa straordinario” ; il ritorno ad una realtà senza ruoli predefiniti e senza guida può essere disorientante.”
A proposito di prevaricazioni, guardate la finezza di questa frase, la scelta delle parole. AMMETTE, un verbo che indica una confessione, dichiarare pubblicamente che si sta facendo qualcosa di sbagliato e se ne è consapevoli. Il cattivo giornalismo passa anche da questi particolari, all’occhio.

“Permette di scegliere i personaggi o li assegna a seconda delle caratteristiche dei giocatori: anche in questo caso un ambito ricreazionale di apparente libertà si trasforma in luogo di stigmatizzazione, nell’assegnazione di “etichette” che, della persona, pretendono di esaurire le potenzialità in modo rigido e riduttivo.”
Rigido e riduttivo? Un gioco dove posso impersonare cose che nemmeno esistono, con capacità non umane e non possibili nella realtà, dove il racconto si adatta a quello che succede con pochi, pochissimi punti prestabiliti, dove le regole stesse del creato possono essere cambiate a discrezione del gruppo. Perché, tanto per tornare sull’argomento, i giochi di ruolo sono un’occasione per socializzare dove i tizi afflitti da pattern depressivi sono miei amici, e dove pure lo stronzo autoritario incline alla prevaricazione è un amico, una persona che, chiuso il manuale mi è vicino nella vita, mi aiuta, vive parti della stessa vita che vivo io. Un aspetto che in queste migliaia di caratteri pregni di ignorante frustrazione non viene nemmeno preso in considerazione. È molto più facile scrivere argomenti di cui non si conosce nulla partendo da un pregiudizio e inclinando tutto il piano di visione nella direzione desiderata.

Un gruppo di amici che si trova ogni tanto per giocare insieme è un ammasso di depressi masochisti e violenti, con evidenti problemi sociali e personali che acuiscono i loro disordini mentali inserendosi in contesti satanisti, non lontani dalle droghe da discoteca e da altre deviazioni poco raccomandabili. Il tutto all’insaputa dei genitori, che implicitamente quindi, passano per emeriti incompetenti che non riescono a tenere sotto controllo la loro progenie impegnata in atti di decostruzione psicologica e sociale.

“Sul gioco Kult c’è scritto: “Pericoloso: questo gioco conduce ad esplorare aspetti oscuri della tua anima; questo può arrecare disturbo a qualcuno: vietato ai minori di anni 16″ : quale sia la finalità di sintetizzare aspetti profondi di sè all’interno di un gioco non è facile intuire: certo l’aspettativa di un feeling interpersonale non superficiale, nelle dinamiche di gruppo, si va affermando sempre più e la stessa aspettativa è espressa dai consumatori di pastiglie nelle discoteche, i derivati anfetaminici definiti, proprio per il loro ruolo “‘entactogeni”.”
Sulla lattina di Red Bull c’è scritto: “Ti mette le ali”. Devo ancora vedere uno che passa volando. La speranza era che riuscissero almeno a non passare per boccaloni…

“Questo conoscersi fino in fondo ed esprimere agli altri la propria identità sostanziale risponde da un lato ad una esigenza positiva, ma c’è da chiedersi come mai debba essere mediato, nel nostro tempo, dal gioco o dai farmaci: ancora ci si deve interrogare riguardo ai limiti e alle violazioni degli stessi nell’ambito di una strumentale “divulgazione”‘ della propria intimità.”
Mi giro verso il tavolo di esperti raccolti in precedenza, fanno spallucce. Non hanno idea di cosa c’entrino i farmaci adesso con i giochi di ruolo. Però il mio amico filosofo mi fa notare come la divulgazione della propria intimità corrisponda perfettamente a quello che viene fatto in un confessionale, con la differenza che si dicono cose vere e che il prete non è un amico. Eh, il ragazzo ha ragione!

“Ah, certo” – dice il commerciante – “Se poi qualcuno ha difficoltà personali, e interpreta le cose in modo autodistruttivo, non dipende certo dal gioco” : anche in questo caso la società adulta abdica alla responsabilità di tutelare proprio le persone più fragili…
“Ho vinto alla lotteria!!!” – “Devi rendere grazie a Dio”
“Perché ogni giorno muoiono tanti innocenti e Dio non fa nulla?” – “Non spetta a lui, ha dato agli uomini il libero arbitrio”
Mi sembra che la chiesa abbia prontamente preso le distanze quando Anders Breivik, il 22 Luglio del 2011 sparava e uccideva 77 persone in Norvegia. Quella volta si fece passare sotto silenzio il fatto che, dichiarazione sua, era un fondamentalista cristiano, preferendo far notare come si fosse “allenato” su Call of Duty.

L’ultimo paragrafo, che potete leggere seguendo il link all’inizio è la proverbiale ciliegina sulla torta, ma lo schifo che provo per le dichiarazioni contenute mi portano non solo a non commentarlo ma non lo riporto nemmeno.

Vedere un’analisi così cialtrona da parte di persone che per tutta la vita partecipano al più grande gioco di ruolo mai creato, le religione, non mi fa sentire in colpa per i miei peccati, ma rafforza l’idea di aver speso meglio 30€ per il manuale del Master invece di comprare una bibbia. Chi è senza peccato lanci per primo il dado.

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