Il Birdman di Schrödinger: ovvero lambiccarsi sul finale

Non dovrei aprire la scatola per controllare se il gatto è vivo o morto. Mi basterebbe andare avanti per la mia strada e lasciare la domanda in sospeso, sarebbe tutto più facile. Poi, dovrei fare lo stesso con il finale di Birdman, ma non ci riesco, ho sentito odore di “chiave di lettura” fin dall’inizio e l’avrei anche accettato se Iñárritu, nel suo lungo piano sequenza, non avesse messo il piede in fallo inciampando proprio negli ultimi minuti.

Il titolo e la breve introduzione qui sopra dovrebbero già averti messo in guardia sul fatto che si parla del finale di un film. Nel caso tu sia veloce a leggere, tanto da non cogliere il senso nell’immediato, ti offro queste righe come barriera, un ultimatum per fermarti se il film in questione non è fra quelli visti. Nota quanto la sto tirando lunga, quante parole extra sto usando per esprimere il semplice concetto di spoiler alert. Penso possa bastare, ogni ulteriore passo avanti è a tuo discapito.

Prima di tutto…

Ripercorriamo il finale e mettiamo dei punti fermi. Partiamo dal momento in cui, una volta salito sul palco, Riggan Thompson (Michael Keaton) si punta alla tempia una pistola vera e preme il grilletto. Il pubblico, ignaro, applaude e la scena si conclude per riaprirsi con un notiziario in cui si parla di quanto è successo all’attore in crisi. La telecamera è posta all’altezza degli occhi dello stesso Riggan che si sta risvegliando in ospedale. Al capezzale c’è l’ex moglie e poco dopo entra il suo produttore barra manager barra avvocato barra tuttofare. È contento perché, malgrado il danno fatto con l’arma, lo spettacolo è stato un successo. Chi se ne frega se il poveraccio si è sparato via il naso, con la chirurgia plastica gliene possono fare di infiniti tipi diversi. Quello che conta è che lo show ha riportato il suo nome in alto, e con esso lo spettacolo. Tanto che, giornale alla mano come prova, il critico che aveva promesso di distruggerlo non l’ha fatto, anzi, loda il costo che Riggan è stato disposto a pagare. Sangue vero, a differenza di tanti altri attori scadenti che non hanno più passione. A quel punto la telecamera ruota invitando nell’inquadratura il protagonista di tutto il casino che, grazie alla fasciatura, ha definitivamente le fattezze della sua nemesi: Birdman, l’eroe che lo ha condannato alla mediocrità.
Dopo pochi minuti di conversazione arriva anche la figlia Sam (Emma Stone). I due parlano, Riggan sembra contento, anche se qualcosa sotto sotto scorre ed è nero e profondo. Per recuperare l’acqua per i fiori Sam esce dalla stanza, quindi Riggan si alza dal letto e incespica fino al bagno. Di fronte allo specchio rimuove la fasciatura e osserva il suo nuovo naso. Il suo nuovo becco. L’unione è compiuta, anche nella vittoria lui è Birdman.
Si dirige verso la finestra, la apre, si gode l’aria fresca, il rumore degli uccelli, il sole…
Dopo qualche istante si aggrappa alla cornice e salta… o sembra stia per saltare. Di fatto non si vede perché la telecamera ruota portandosi nuovamente sulla porta della camera. Pochi secondi dopo entra la figlia. Non vedendo il padre a letto guarda prima nel bagno e poi scorge la finestra aperta. Si avvicina con aria preoccupata, ma nemmeno tanto, si sporge. Guarda giù, e poi, senza scomporsi guarda verso l’alto e sorride con occhi meravigliati.

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A questo punto mi sono chiesto, e penso anche tu, cosa è successo? Come devo interpretare il tutto?
Ecco alcune teorie con corollari, e, per concludere la spiegazione del perché non me ne piace nemmeno una.

Teoria del sogno

La più facile. Riggan ha una forte immaginazione, per tutta la pellicola sembra dotato di poteri speciali che gli permettono di spostare gli oggetti con il pensiero. Il regista, però, fa chiaramente intendere che si trattano di vaneggiamenti. Ad esempio: quando il poveraccio sbrocca di brutto distruggendo il suo camerino la scena viene mostrata come se il disastro venisse compiuto con la telecinesi, in realtà si immagina tutto e quando il suo amico produttore entra per capire cosa sta succedendo si vede chiaramente Riggan con in mano l’ultima vittima della sua ira. Più avanti, quando si ubriaca di gusto si risveglia su dei gradini e partecipa allo scambio di battute più bello di tutto il film. Il suo alter ego, Birdman appunto, sembra convincerlo a girare il quarto episodio della seria, mandando in malora tutto quanto fatto fino a quel momento per scrollarsi di dosso la nomea di attore commerciale e dimenticato. Alla fine del delirio si ritrova sul cornicione di un palazzo con la gente che cerca di convincerlo a non buttarsi. Un passante lo raggiunge e lo fa scendere dal cornicione, solo che quando gli chiede dove fosse diretto, Riggan risponde che sa benissimo dove deve andare e, presa la rincorsa, si lancia giù dal palazzo per volare fino al teatro. Di fatto, quando arriva ed entra, viene subito inseguito da un tassista incazzato perché non ha ricevuto quanto gli spetta per la corsa. Lo spettatore, quindi, ci mette poco a capire il reale mezzo con Riggan cui è arrivato fino a lì.
Tutto questo per dire che vi sono diversi punti del film in cui la stella (cadente) di Hollywood  potrebbe essere preda di un’allucinazione, se non addirittura morto. Per la precisione:

  • Quando si spara sul palco, rendendo onirica tutta la scena dell’ospedale
  • Quando si butta dal tetto. Non è mai tornato al teatro e si è immaginato tutto prima di morire (o dopo, fa poca differenza)
  • Durante la storia confessa all’ex moglie di aver tentato il suicidio lasciandosi affogare nell’oceano di Malibù, a fermarlo è stato un branco di meduse che lo hanno punto ovunque, costringendolo a tornare a riva per il dolore. In effetti il film si apre con lo scorcio di un spiaggia piena di meduse arenate, e anche nello stacco dal colpo di pistola sul palco al risveglio in ospedale quella scena viene riproposta in forma più lunga. È quindi possibile che il suicidio sia riuscito, non per annegamento ma per il veleno delle meduse. A sostegno di questa teoria c’è pure il fatto che tutta la pellicola è un unico piano sequenza, come un sogno o una fantasticheria. La telecamere segue sempre (o quasi) Riggan, che, in tal caso, figura come il creatore dell’universo in cui si svolge tutta la vicenda.
  • Infine, potrebbe essersi lanciato veramente dalla finestra, e il sorriso della figlia è l’ultimo delirio di una persona finita, in ogni senso

Teoria del simbolismo

«Amo nell’opera di Alejandro e l’ambiguità di tutte queste immagini, anche perché in America un sacco di gente si è arrabbiata. Perché non spiega? Che cosa significa la fine? Non posso dirvi quante persone vengono da me e mi chiedo è morto o no? Io semplicemnte adoro queste immagini che sono poetica pura. È un approccio alla narrazione che ti rende totalmente partecipe, e che è più importante di spiegare alla lettera le cose.» – Sono le parole di Emmanuel Lubezki, direttore della fotografia (arrivato dall’Oscar proprio con il suo lavoro su questo film). Cosa vogliono dire? Bhè, le ho lette diverse volte e posso rispondere con assoluta certezza: nulla. Questo per introdurre una serie di interpretazioni possibili del finale che, di fatto, sono molto deboli.

Per rimanere nell’astratto, però, devi prendere l’ultima scena e staccarla letteralmente dal film. Trasformarla in morale, come nelle favole di Esopo. A questo punto le chiavi di lettura possono essere:

  • Quando Sam, la figlia, guarda verso il basso vede il padre morto e ha un crollo psicologico impazzendo. Teoria debolissima, la scarto qui e ora
  • Dopo tutto quello che il padre ha passato la figlia arriva a comprenderlo, a capirlo. Il fatto che alza la testa per guardare il cielo dovrebbe indicare che vede il padre come lui stesso si è sempre visto
  • Nonostante il suo desiderio di spiccare nuovamente per qualcosa di valido, Riggan torna alla ribalta per un gesto eclatante che non intendeva realmente fare. Si scopre più vicino a Birdman di quanto lo sia mai stato e deve la sua nuova fama a twitter e a tutti quei fenomeni social che per tutta la pellicola dichiara di aborrire. Insomma, nonostante tutti gli sforzi non ha ottenuto quello che voleva. Questa spiegazione potrebbe tranquillamente collegarsi al salto dalla finestra. Dopo aver compreso tutto ciò, infatti, decide di buttarsi
  • La pellicola mette in forte risalto l’assoluto narcisismo con cui Riggan vive la sua vita, a questo punto lo sguardo ammirato della figlia negli ultimi istanti del film sarebbe un’ulteriore espressione di tale tendenza, o, volendo giare completamente la frittata. Quello che Riggan vuole in assoluto è riallacciare il rapporto con Sam, cosa che riesce solo dopo l’incidente sul palco e il crollo psicologico. Solo dopo tutto quello la figlia lo vede nuovamente volare

Il paradosso che distrugge

Dopo tutte queste teorie ti faccio una domanda: perchè Sam?
Il finale, di fatto, funzionerebbe a meraviglia se la telecamera girasse sulla porta chiusa senza che la figlia entri e si affacci alla finestra. Questa ultima scelta è quello che ha fatto cadere il registra a pochi passi dal traguardo. Serve spiegazione.
L’unione di un film iperrealista (dato dalla scelta di un unica sequenza dalla quale non si scappa mai) convive perfettamente con gli inserti sovrannaturali di Riggan per un motivo banalissimo: è la sua immaginazione, la telecamera non esiste, lo spettatore vede attraverso i suoi occhi. Questo equilibrio però resiste fino a quanto, a contatto con la realtà, Riggan soccombe a essa (e con lui, ancora, lo spettatore). Tornando a scene citate in precedenza: quando si immagina di sfasciare il camerino con i suoi poteri deve ammettere di aver usato le mani nel momento in cui entra in scena un’altra persona, che, di fatto, non potrebbe vedere i suoi poteri. Lo stesso per il suo ritorno al teatro volando… i passanti non possono certo vederlo atterrare o decollare dal cornicione, per questo il film permette al tassista di distruggere la fantasia del protagonista a posteriori. Quindi: tutti gli elementi che esulano dalla realtà sopravvivono solamente alla presenza di un Riggan isolato, in completa solitudine.

Per farti un paragone basta prendere la serie TV Wilfred. Nello show di cui ho già parlato, il protagonista Ryan è l’unico a vedere il cane della sua vicina come un uomo con un costume da quadrupede, mentre tutti gli altri vedono a tutti gli effetti un pastore australiano. Per tutta la durata della storia rimane comunque il dubbio allo spettatore su cosa stia effettivamente succedendo. La trama lascia in sospeso diverse possibilità, dalle allucinazioni alla follia, dal sogno a motivi sovrannaturali assortiti…
Tutto questo rimane in gioco grazie all’accortezza degli sceneggiatori che stanno ben attenti a non far mai scontrare la realtà di Wilfred, con quella di Ryan con quella di tutto il resto del mondo. In una scena cancellata Wilfred entra nel giardino di Ryan sfondando lo steccato con un’ascia e quando si avvicina la passa al protagonista. Quel gesto ha fatto si che la scena fosse cancellata e girata dall’inizio. Wilfred ha creato un paradosso passando l’ascia a Ryan perché l’oggetto non esiste. Supponendo ci fosse un passante avrebbe visto un cane passare l’oggetto ad un umano. Tutti i comportamenti di Wilfred tipici dei cani nella serie vengono umanizzati, ma quando comprendono degli strumenti questi rimangono sempre nella realtà del cane, non entrano mai in quella umana perché non sarebbe possibile.

Lo stesso dovrebbe essere in Birdman, se non fosse che nell’ultima scena si crea il paradosso: Sam entra nella stanza. Durante una fantasia tipica del padre arriva un agente esterno. A questo punto o si dichiara la natura sovrannaturale del protagonista o si costringe lo spettatore a creare una sequela di teorie astratte sul simbolismo di quegli ultimi istanti. Ma, appunto, lo si costringe e la cosa non funziona. Stride. O meglio, grida.

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Questo post è stato scritto con l’intenzione di accendere una discussione riguardo il film e soprattutto il finale nella speranza di giungere insieme alla migliore interpretazione possibile. A tal proposito, se vuoi dire la tua, ti invito a farlo nei commenti qui sotto e non in giro per i social in modo da offrire il pacchetto completo della discussione (compreso il tuo parere) a futuri lettori.

1 comments

  1. Non è vero. Nella scena in cui si solleva da terra dopo aver emesso “il suo ultimo grido”, lui immagina che la gente lo veda volare: “Ehi, quel tizio si sta sollevando in aria”, qualcuno commenta da sotto; poi, mentre continua a sollevarsi e supera l’inquadratura della cinepresa che lo segue più lentamente, una tizia apre la finestra e si affaccia per volgere in alto la sguardo quando ormai lui non è più nell’inquadratura, proprio come nella scena finale con la figlia che si affaccia dalla finestra dove lui non viene inquadrato. Nessun paradosso.

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